L’avarizia e la sua nuova veste

Avarizia a pensarci è un termine caduto un po’ in disuso. Oggi è raro sentire qualcuno lamentarsi di avere a che fare con un avaro. Infatti l’icona dell’avaro, l’Arpagone di Molière – che sottopone a digiuni i propri familiari, che adora la «cassetta» dove custodisce il suo patrimonio, che organizza le unioni dei figli solo in base al criterio economico – ci appare lontana. Lo è ma solo in apparenza, perché l’avarizia oggi indossa vesti nuove: per esempio, l’essere single quando ciò è una scelta. Meno responsabilità, nessuno a cui rendere conto davvero e più tempo per sé stessi, ecco il nuovo modo d’essere avari.

Vediamo meglio. L’avaro nell’accezione classica è risucchiato dalla spinta a volere, possedere, conservare e trattenere tutto; la sua passione tuttavia travalica il denaro, gli oggetti e in generale la «roba», per usare il gergo di Mazzarò, il famoso avaro della novella di Verga. La meta ultima dell’avaro è custodire la vita, accumulare quanto più si può dell’esistenza perché non sia dispersa, non sia mancante di nulla. Per fare questo bisogna vigilare, evitare perdite e ogni impresa umana, compresa quella dell’amore, che angoscia l’avaro poiché lo espone all’aleatorietà ingovernabile dell’esistenza. Meglio ritirarsi, meglio trattenere più che assumersi il rischio dell’iniziativa. Certo, questo è un movimento paradossale perché, per metterla al riparo, la vita si trasforma in cosa morta. La spinta avida al possesso infatti non raggiunge mai soddisfazione e dà luogo a un’inquietudine assillante che soffoca la vita stessa. Questa è la dinamica dell’avarizia, che si è tradizionalmente espressa nel movimento di trattenere «le cose».

Ma oggi le cose non sono che beni di consumo, hanno perso il significato simbolico in origine assegnato. Oggi è il tempo a essere prezioso. Siamo diventati avari del nostro tempo, che dev’essere «tempo di godimento», assurto a ideale di vita. Ecco perché la coppia è divenuta oltremodo fragile, ecco perché i figli sono diventati un impiccio e l’essere single il più diffuso modello di vita. Una modello in cui il nostro tempo si collassa in un godimento perpetuo e tutti coloro che ci stanno intorno sono al più appetibili come «compagni di merenda», subito aborriti non appena intralciano il libero dispiegarsi del nostro tempo, come fatalmente accade nella «sfida del due» dell’impresa d’amore.

CR