L’amore può vincere una battaglia, mai la guerra

«L’amore può vincere una battaglia, mai la guerra», un’affermazione sibillina e pessimista. Pensai così al termine di un colloquio con una persona innamorata e violentata da un’altrui decisione che ha soffocato per sempre un amore.

I fatti in breve: una coppia, entrambi ospiti di una comunità psichiatrica nel Nord Italia, entrambi giovani, entrambi rapiti da una condivisa passione amorosa. In molte comunità terapeutiche è proibito intrattenere relazioni amorose. Divieto per un verso curioso, in un luogo che è dedicato alla riabilitazione sociale e affettiva. Ma è pur vero che l’amore ha una potenza sovversiva e distruttiva che può causare tragedie, scandali e difficoltà di vario genere, e ciò ancor più dove la tenuta emotiva delle persone è labile, come spesso è in una comunità psichiatrica.

«C’è forse un Dio che sia potente abbastanza contro l’amore?» si domanda Choderlos de Laclos nel suo «Le relazioni pericolose». La risposta è no! E così, sia pur con la discrezione del caso, i due iniziano ad amarsi. Ciò che sorprende è che l’amore attenua di molto la psicopatologia nella giovane ragazza. L’amore sembra trionfare sulle livide e sottese ragioni della malattia.

Lui, che già ha acquisito nel suo percorso un discreto equilibrio emotivo, sente di essere stato attivo partecipe di questo miracolo, che apre ai due amanti nuovi orizzonti di speranza. L’amore è però una medicina a tempo, è un placebo, un’emancipazione momentanea dai grevi equilibri di sofferenza da cui germina l’espressività clinica del disagio. Così, dopo un po’, il cielo si squarcia e lei riprecipita nel consueto assetto psicopatologico. Lui non si dà pace, ha vinto la malattia una volta, perché non può accadere ancora? Si prodiga in consigli, la sostiene, la indirizza, ma nulla serve. Il veleno della frustrazione diventa rabbia, prima cupa e poi espressa, ma non verso di lei che è ancora molto amata e come tale difesa, piuttosto verso tutti coloro che per funzione e responsabilità qualcosa pur sentono di dover fare. E così i due vengono allontanati. O, meglio, lui viene trasferito nella comunità da me diretta ed è ora qui davanti a me a cercare di farsi una ragione, perché «l’amore può vincere una battaglia, mai la guerra».

E questo è tanto più vero quando l’esperienza della passione amorosa si fa strada tra le spire della nevrosi o della malattia mentale.

CR