Milano, lascia la figlia di 18 mesi a casa da sola per sei giorni: la trova morta

«Sapevo che poteva andare così». Il corpo senza vita della bambina, di 18 mesi, è stato trovato all’alba di mercoledì nel suo lettino. La madre, Alessia Pifferi, l’aveva lasciata sola in casa per sei giorni, la trentaseienne è stata fermata con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Come è possibile? Ciò che impressiona non è la morte di una bimba per intenzione o negligenza della madre. La storia dell’umanità conta innumerevoli episodi di genitori che abbandonano i figli o li uccidono e, per converso, di figli che sopprimono i genitori. Ciò che sconcerta, che crea una sofferente sospensione è altro. Non la morte in sé della disgraziata piccola, e neppure la premeditazione dell’atto ma, come li indica il giornalista, i futili motivi. Una madre abbandona la figlia di 18 mesi per 6 giorni per trascorrerli con un presunto fidanzato. In ciò sta l’orrore della vicenda. Un comportamento criminale non motivato, almeno in apparenza, da odio, gelosia, rabbia o una crisi di natura emotiva, che sono i movimenti affettivi più di frequente sottesi ai crimini intrafamigliari. Qui è probabilmente accaduto altro: l’acefala determinazione a procurarsi un godimento personale – il tempo da trascorrere con il nuovo fidanzato – ha tacitato l’ovvio dell’inermità della bimba. La pulsione al godimento ha prevalso sulla ragione d’amore. La figlia, assurta a intollerabile limitazione del diritto di godere della madre, ha cessato di essere percepita come essere fragile su cui convogliare la piacevole fatica di un amorevole accudimento. Ecco il tragico passaggio che ha reso pensabile un comportamento così insulso – probabilmente anche figlio di una peculiare miseria emotiva di cui, non conoscendo la persona, non si può dire – ma per certo ispirato dalla legge del nostro tempo che non prevede il sacrificio d’amore e lo immola quotidianamente sull’altare del godimento compulsivo personale. In questo, la scellerata madre, non è che il misero vertice di un’umanità, di cui siamo tutti partecipi, che non comprende o fatica – nel migliore dei casi – a dare un senso al limite, al non si può, al non è tutto concesso. Ecco la ragione di senso di un comportamento così orribile, premeditato e futile.

CR