La depressione nelle donne e negli uomini: c’è differenza?

La ricerca sull’incidenza della depressione ha ampiamente dimostrato che le donne si ammalano più degli uomini. Tale differenza tra i sessi ha inizio nell’adolescenza e si protrae per tutto il corso della vita, con particolari picchi nella gravidanza, nel post partum e nella perimenopausa. Ma altri fattori entrano in gioco nel rendere ragione della diversa prevalenza di genere della depressione quali, per esempio, le differenze neuroanatomiche e neurofunzionali, la diversa vulnerabilità agli eventi di vita stressanti e anche le differenti strategie mentali e comportamentali messe in atto per fronteggiare situazioni critiche.

Altri studi evidenziano come la depressione nelle donne si manifesti in modo diverso rispetto a come si osserva negli uomini. In particolare nelle donne non sono rare le manifestazioni cosiddette «atipiche» del disturbo ed è differente la risposta ai trattamenti psicofarmacologici.

Le donne con più frequenza manifestano quadri atipici di depressione in cui l’umore più che flesso è tendenzialmente reattivo, l’appetito aumenta con conseguente aumento di peso, la ricerca del sonno prevale sul classico sintomo dell’insonnia e spesso si riscontra una sensazione di pesantezza agli arti come se fossero di piombo (la cosiddetta «paralisi plumbea»). A questo quadro clinico atipico si associa più spesso ansia libera e somatizzata, contrariamente all’uomo in cui è più usuale riscontrare un’associazione con sintomi ossessivi, abuso di alcol e/o sostanze. Infine, anche la risposta al trattamento sembra essere diversa nelle donne rispetto agli uomini, e, all’interno dello stesso sesso femminile, nelle diverse fasi del ciclo riproduttivo. Le donne in età fertile sembrano, infatti, rispondere meglio al trattamento con antidepressivi che inibiscono la ricaptazione della serotonina, mentre dalla perimenopausa in poi aumenta la sensibilità al trattamento con antidepressivi del gruppo dei Triciclici.

CR