Angoscia e dubbi del «vero desiderio»

Il desiderio segna una mancanza. Così ci siamo abituati a pensare che il lato oscuro del desiderio sia il dolore connesso alla sua origine, ossia la mancanza. È una visione un po’ semplicistica poiché una lettura di questo tipo colloca il desiderio umano in un rapporto non conflittuale con ciò che brama. In tal modo di intendere è implicita una concezione dell’uomo che per sua natura sa cosa vuole e sa come procurarselo. Se poi tentenna, è in dubbio, ciò viene percepito come negativo se non addirittura patologico.

Il punto è però intenderci su che cosa sia il «vero desiderio», che non coincide con la volontà, le aspirazioni, i capricci. Non mi riferisco al desiderio di potere, successo, ricchezza. Il vero desiderio va oltre tutto ciò, coincide con il senso di pienezza dell’esistenza. È passione, mancanza, spinta a realizzare sogni spesso ritenuti impossibili. Per questo il vero desiderio si posiziona di sbieco rispetto alla volontà: è sovversivo perché va controcorrente nei confronti del «buon senso» uniformato al sentire comune. Quando ciò accade si vive una vita che non è all’unisono con il nostro desiderio: avvertiamo insoddisfazione, un senso di fallimento, siamo assaliti dai dubbi, percepiamo un tormento a cui dobbiamo dare ascolto ogni volta che il flusso convulso dell’esistenza rallenta. Eppure, quando iniziamo ad ascoltare il desiderio, percepiamo una spinta a indietreggiare. Il vero desiderio crea tentennamenti, fa paura e perseguirlo è un’impresa. Diventiamo indecisi, dubbiosi. A ben vedere questa paura è un prezioso indicatore di verità: segna la presenza del nostro desiderio.

Quando al cospetto di qualcuno ci sentiamo inquieti può essere anche perché ci attrae e la cosa ci angoscia in quanto seguire il desiderio evocato da quell’incontro potrebbe scardinare la nostra vita. Se temiamo la possibilità di un nuovo lavoro è probabilmente perché sentiamo che una parte di noi lo desidera e ciò potrebbe indurci a cambiare piuttosto che continuare a rifugiarci nella nostra zona di comfort, tranquilla ma insoddisfacente. Ecco perché il desiderio attiva dubbi e nello stesso tempo il movimento della fuga, dell’evitamento del nuovo, del non vissuto. Però attenzione, perché il dubbio alimenta la paura ed è solo una via per tentare di aggirare la verità in essa contenuta, la verità del desiderio. Sciogliere i lacci del dubbio e frantumare il cristallo dell’angoscia, almeno qualche volta nella vita, garantirebbe qualche porzione di autenticità. Non dobbiamo rinunciare del tutto al movimento del desiderio, che è l’unico vero antidoto all’insensatezza del vivere che sempre si accompagna alla rinuncia del desiderio stesso.

CR