Una riflessione sull’omicidio di Giulia Tramontano

Godi! È l’imperativo superegoico che caratterizza la nostra postmodernità, alcuni di noi lo incarnano scelleratamente e lo perseguono in modo tragico. Ecco una delle possibili letture del dramma occorso a Giulia Tramontano. Lei, con un figlio di sette mesi nel ventre, personifica al suo carnefice il limite proprio dell’assunzione di responsabilità. Il non poter godere della vita e delle relazioni a prescindere dal reale delle persone. Ecco come può prendere forma un progetto delittuoso, per certi aspetti sgangherato e incomprensibile, ma che può avere la sua spiegazione nel rifiuto del valore simbolico della gravidanza (impegno) e nella conseguente trasformazione delle persone in personaggi bidimensionali: la vittima un ostacolo, l’amante uno strumento di godimento. Così è possibile premeditare un omicidio insensato nel reale (verrà subito scoperto), ma coerente sul piano immaginario dove le persone sono solo funzioni di cui è possibile sbarazzarci se zavorrano le nostre esistenze.

CR